Dal 5 giugno al 9 luglio si è svolta la 15° campagna di scavo nella necropoli di Macchiabate. Oltre al lavoro sul campo, sono stati portati avanti i lavori di documentazione e conservazione dei reperti delle campagne precedenti nei locali del Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide.

L'équipe era composta da nove studenti provenienti da Basilea e dall’estero, un dottorando, un’antropologa, tre restauratrici, una disegnatrice e un geologo. Lo scavo è stato diretto dal Prof. Martin A. Guggisberg con il supporto del lic. phil. Norbert Spichtig e dell'assistente di scavo Ilaria Gullo M.A. È stata proseguita l'indagine delle aree Collina e Rialzo, già al centro delle nostre ricerche rispettivamente dal 2018 e dal 2022.

L’area Collina

Nell'area Collina le ricerche hanno continuato ad interessare la questione dell'origine e dello sviluppo della zona di sepoltura. La nuova tomba Collina 19, che si trova sotto la tomba Collina 1 e sopra la tomba Collina 16, ha contribuito notevolmente alla comprensione della stratigrafia. Inoltre, l'individuo presentava uno stato di conservazione delle ossa relativamente buono, che ha permesso osservazioni antropologiche più dettagliate. Il corredo si limitava a una coppa potoria e a una fibula in ferro, in base ai quali la sepoltura può essere datata al VII secolo a.C. Con essa, si aggiunge ai lati delle campagne passate un'altra tomba pertinente a questa fase della necropoli finora relativamente poco documentata.

L'esame degli strati sottostanti la tomba Collina 18 ha rivelato una sepoltura a cremazione (Collina 20). Una struttura circolare in pietra fatta di piccoli ciottoli delimitava l'area superiore della fossa funeraria. La sepoltura stessa consisteva in una grande forma chiusa in ceramica fine contenente i resti cremati; una coppa in grey ware capovolta ne faceva da coperchio. Stratigraficamente, la sepoltura a cremazione appartiene probabilmente alle tombe più antiche della necropoli di Macchiabate. La coppa in grey ware corrisponde a una tipologia risalente per lo più al bronzo recente. La tomba Collina 20 è la prima attestazione di sepoltura a cremazione della necropoli, dando al ritrovamento un significato particolare.

L’area Rialzo

Le indagini archeologiche nell'area Rialzo sono proseguite con l'intento di documentare le fasi di occupazione più recenti della necropoli e di comprendere gli effetti causati in questa zona da un intervento moderno documentato nella campagna precedente. Sono stati messi in luce diversi elementi, la cui interpretazione non è ancora stata chiarita in modo definitivo. Nella metà settentrionale dell'area di scavo è stata portata alla luce una chytra in ceramica grezza contenente due vasi in miniatura e una perlina di bronzo. Inoltre, all'interno e all'esterno del recipiente da cottura sono stati rinvenuti scarsi resti di ossa bruciate. Non è ancora chiaro se si trattasse di un enchytrismós. Poco distante, è venuto alla luce un ampio repertorio di forme vascolari sia aperte che chiuse. Anche se finora non sono stati trovati resti di scheletro, sembra ammissibile interpretare questi elementi come corredo funerario.

Nell'area di scavo meridionale è stato documentato un pithos in ceramica grezza, che ricorda gli esemplari già attestati nell'area Collina. Accanto ad esso si trovava un'anfora deposta in posizione verticale e coperta da una coppa ionica. Entrambi i reperti sono in attesa di una documentazione conclusiva.

La maggior parte dei vasi può essere datata alla seconda metà del VI secolo a.C., un periodo ancora poco attestato a Macchiabate. Infine, ma non meno importante, i risultati ottenuti quest’anno hanno dimostrato che gli interventi moderni hanno avuto un impatto minore in questa zona della necropoli rispetto a quanto ci si aspettava dall’esito della scorsa campagna.

Progetto geoarcheologico

Oltre alle indagini archeologiche sul campo, sono stati effettuati nuovamente carotaggi e prelevati campioni di sedimenti in vari punti dell'area del parco archeologico. L'obiettivo era quello di raccogliere ulteriori informazioni sulla formazione del terreno e di documentare il suolo vergine.

Laboratorio

Il team di laboratorio si è dedicato al restauro e alla conservazione dei reperti provenienti dagli scavi effettuati dall’équipe di Basilea, nonché alla messa in luce di un grande blocco estratto dalla tomba Est 11 (campagna 2017) al cui interno si trovavano diversi oggetti metallici. Grazie al lavoro meticoloso delle restauratrici, è stata portata alla luce e consolidata una spada in ferro fortemente frammentata con un fodero in bronzo decorato. Altri oggetti in ferro, anch'essi in un pessimo stato di conservazione, sono ancora in attesa di essere scavati e trattati.

Nell'ambito di una collaborazione scientifica, la specialista in archeologia tessile e resti organici presso il Niedersächsischen Institut für historische Küstenforschung, Christina Peek, si è occupata dei resti organici conservati sui reperti metallici ritrovati in diverse tombe dell'Età del Ferro provenienti dall'area Est. Il suo occhio esperto è stato in grado di raccogliere nuove e preziose informazioni sulla fattura e sull'aspetto originale degli oggetti metallici, osservazioni possibili solo in rari casi.

Ringraziamenti

Desideriamo ringraziare la Fondazione "Stiftung in memoriam Adolf und Margreth Im Hof-Schoch" per il genoroso sostegno ai lavori di restauro e conservazione di quest'anno.